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da Martina Ancora mancano 3 anni

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IL MANIERISMO

Il Manierismo, emerso dopo il 1520, rappresenta una fase dell'arte cinquecentesca italiana posteriore alla morte di Raffaello e si diffonde soprattutto dopo il Sacco di Roma del 1527.

IL MANIERISMO

LA MANIERA, fase finale, rappresentata emblematicamente dalla figura di Giorgio Vasari.

JACOPO TINTORETTO Jacopo Tintoretto, così chiamato dalla professione paterna, è, assieme al Veronese, il protagonista del Manierismo veneto

LE OPERE Debitore del colore di Tiziano e del disegno di Michelangelo, Tintoretto manifesta uno straordinario talento e grande originalità nel trattamento della luce, con risultati che prefigurano la futura sensibilità barocca.
LA RITRATTISTICA - tintoretto esegue ritratti al naturale - Stupisce non solo la varietà delle tipologie umane, ma soprattutto la capacità di far vivere in ciascuno le caratteristiche e l’individualità del singolo. - con poche pennellate modella i lineamenti e permette loro di emergere rispetto allo sfondo
IL DISEGNO - tutti i suoi mdoelli non erano corpi vivi ma manichini costruiti da lui stesso nella sua bottega - tratto morbido e pastoso, gli elementi anatomici appaiono enfatizzati e in parte anche deformati al fine di esaltarne la tensione e la drammaticità. - muscolatura esaltata dal chiaroscuro del gesso

MIRACOLO DELLO SCHIAVO

QUANDO - 1548 DOVE - Galleria dell'Accademia Venezia COMMITTENTE - Scuola di San Marco a Venezia TECNICA - olio su tela DIMENSIONI - 415x541 cm DESCRIZIONE GENERALE - Con il Miracolo dello schiavo, anche noto come Miracolo di San Marco, Tintoretto si impone all’attenzione dei suoi contemporanei. La protagonista è la luce, ora vivace e naturale nella piazza retrostante, ora cupa e tragica sotto il pergolato, ora sfolgorante al centro.

San Marco è arretrato e in prospettiva dal basso. E' visibile solo all'osservatore del quadro

la scena si svolge tra un edificio colonnato e delle rovine

Al centro c'è uno spazio vuoto investito dalla luca di San Marco

La folla è scossa da un moto violento e le espressioni ricordano quelle della pittura di Michelangelo

Il colore collabora allo sfondamento prospettico

ULTIMA CENA

QUANDO - 1592-1594 DOVE - Basilica di San Giorgio Maggiore COMMITTENTE - Scuola del SS sacramento TECNICA - olio su tela DIMENSIONI - 365x568 cm DESCRIZIONE GENERALE - Il dipinto presenta idee innovative: rovesciando la visione consueta, Tintoretto crea una prospettiva obliqua che, lungo le linee dei tavoli, dei cassettoni del soffitto e delle piastrelle del pavimento, guida lo sguardo dello spettatore verso il fondo.

l'ambiente è un'osteria popolare rappresentata con estremo realismo

i bagliori della luca colpiscono le figure facendole emergere dal buio

Gli apostoli emenano una luce quasi fluorescente che si mescola col chiarore. Il colore accentua il senso di visione soprannaturale

Gli angeli sono presenze incorporee fatta di sola luce

intorno a gesù il chiarore è fortissimo, l'aureola crea luce propria

RITROVAMENTO CORPO DI SAN MARCO

QUANDO - 1562-1566 DOVE - Pinacoteca di Brera, Milano COMMITTENTE - Tommaso Rangone guardiano della scuola Grande di San Marco TECNICA - olio su tela DIMENSIONI - 405x405 cm DESCRIZIONE GENERALE - Lungo una straordinaria prospettiva obliqua di arcate che attraversano la Basilica di Boucolis ad Alessandria va in scena un episodio "teatrale" legato ai miracoli di San Marco. Tintoretto ricrea la vicenda come fosse una sorta di palcoscenico con attori

si intitola Ritrovamento del corpo di San Marco, anche se in realtà il soggetto raffigurato è quello dei Miracoli di san Marco nella Chiesa di Boucolis ad Alessandria

San Marco viene ritratto a figura intera, ben piantato al suolo, con il libro sotto il braccio, reso vivo da da luce divina energica

In un dinamico intreccio di figure scorgiamo l'indemoniato, rappresentato sulla destra, avvinghiato a una figura femminile, mentre viene condotto al cospetto del Santo.

Lampi di luce irrompono sulla scena, enfatizzano il volume dei corpi, estrapolando dai cadaveri un pallore innaturale

nginocchiato di fronte a San Marco, Tintoretto inserisce il committente dell'opera, il medico e filosofo Tommaso Rangone.

LA BIOGRAFIA Nasce a Venezia nel 1518. A 15 anni è già nella bottega di Tiziano, da cui, secondo tradizione, è presto allontanato. Nella seconda metà del secolo è a capo di una fiorente bottega: oltre alle commissioni private, lavora per le Confraternite di San Marco e di San Rocco, di cui è pittore ufficiale. Muore a Venezia nel 1594.

PARMIGIANINO Francesco Mazzola, detto Parmigianino, è uno degli interpreti più raffinati dello stile sviluppatosi a Roma alla corte di Clemente VII.

LE OPERE Osannato dai contemporanei come nuovo Raffaello, Parmigianino arricchisce la grazia di Correggio, appresa in patria, con la monumentalità e la sensuale bellezza delle opere romane di Raffaello, Michelangelo, Giulio Romano e Rosso Fiorentino.
LA MADONNA DAL COLLO LUNGO

QUANDO - 1534-1535 DOVE - Galleria degli Uffizi Firenze COMMITTENTE - Elena Bagliardi Tagliaferri TECNICA - colore ad olio DIMENSIONI - 216x132 cm DESCRIZIONE GENERALE - L’opera, anche nota come Madonna dal collo lungo per l’appariscente caratteristica fisica attribuita alla Vergine, riflette il gusto manierista per ciò che è inusuale e ricercato. L’incompiuta Madonna con il Bambino e angeli, iniziata a Parma nel 1535, è uno dei dipinti più affascinanti del Parmigianino.

Piccolo San Girolamo mostra gli scritti all'interlocutore

la posa del bambino è un richiamo alla Pietà di Michelangelo

la croce sull'anfora allude alla morte di Cristo

il corpo della vergine è messo in risalto da una veste delicata e aderente

LA BIOGRAFIA Nasce a Parma nel 1503 Si forma nella bottega degli zii paterni e lavora al fianco di Correggio nel Duomo di Parma Trasferitosi a Roma, vi rimane fino al Sacco del 1527 Rientra a Parma nel 1531 e qui conduce una vita segnata da inquietudine Muore a Castelmaggiore, presso Cremona, nel 1540

AGNOLO BRONZINO Agnolo di Cosimo di Mariano Tori, detto Bronzino, è il pittore ufficiale della Firenze granducale al tempo di Cosimo I.

LE OPERE Allievo prediletto di Pontormo, Bronzino porta alle estreme conseguenze le novità artistiche del suo maestro, nel corso di una vita che, al contrario di questi, è costellata di onori e apprezzamenti nel contesto tradizionale di corte.
ALLEGORIA CON VENERE E CUPIDO

QUANDO - 1540-1545 DOVE - national gallery londra COMMITTENTE - Cosimo de Medici TECNICA - colore ad olio DIMENSIONI - 146x116 cm DESCRIZIONE GENERALE - Allegoria dell’amore carnale o della bellezza che disarma, il dipinto rimanda all’agire giudizioso e accorto del regnante, che deve smascherare chi, fingendo devozione, nasconde la vera natura dei suoi sentimenti.

È un’opera raffinata che si segnala per: il colore smagliante e prezioso la luce emanata dagli incarnati il disegno preciso dei dettagli la varietà delle posture

la gelosia si strappa i capelli

cupido abbraccia e bacia venere che allontana una sua freccia

Nella mano di Venere è tenuto il pomo della discordia

In alto il Tempo vince la forza dell'Oblio, fanciulla senza cranio

lo scherzo o follia lancia rose e fa suonare i campanellini delle sue cavigliere

BIOGRAFIA Nasce a Monticelli di Firenze nel 1503 Dal 1518 è apprendista nella bottega di Pontormo Entra nel 1539 nell’orbita della corte medicea, divenendone pittore ufficiale Nel 1563 è tra i fondatori dell’Accademia del Disegno Muore a Firenze nel 1572

LO SPERIMENTALISMO ANTICLASSICO vede protagonisti tra gli altri Pontormo e Rosso Fiorentino. Rappresenta la fase iniziale del manierismo

ANDREA DEL SARTO Con Andrea di Agnolo, detto Andrea del Sarto dalla professione paterna, si consuma la transizione dal Rinascimento al Manierismo.

LE OPERE Andrea fonde in una personale visione di perfezione lo sfumato di Leonardo, la grazia di Raffaello e la monumentalità di Michelangelo: la sua pittura nutre le inquietudini degli allievi manieristi con cui negli ultimi anni dovrà confrontarsi.

MADONNA DELLE ARPIE
QUANDO - 1517 DOVE - Galleria degli Uffizi, Firenze COMMITTENTE - monache di S francesco de Macci TECNICA - olio su tavola DIMENSIONI - 207×178 cm DESCRIZIONE GENERALE - la tavola deve il suo nome alle figure mostruose che decorano il basamento ottagonale della Vergine. Nella tavola l’accentuato naturalismo trae spunto dalla plasticità di Michelangelo, addolcita dallo sfumato di Leonardo e dal colorismo veneto.

Il ponderato equilibrio compositivo è simbolicamente imperniato sulla figura di Maria.

Ai lati San Francesco e San Giovanni Evangelista hanno pose contrapposte e instabili. i corpi hanno forme serpentinate tipiche del Mnierismo

La posa di San Giovanni Evangelista ripropone quella di Anassagora nella Scuola di Atene di Raffaello.

SPOSALIZIO DI SANTA CATERINA
Due angioletti, in piedi sul muretto, scostano i pesanti tendaggi verdi, all’interno gialli, del baldacchino.
QUANDO - 1512-1513 DOVE - Gemaldegalerie, Dresda COMMITTENTE - TECNICA - olio su tavola DIMENSIONI - 167x122 cm DESCRIZIONE GENERALE - Nel dipinto si ritrovano i caratteri delicati del modo di dipingere dell'artista. Le figure appaiono soffici, come fatte della materia dell’ovatta, mentre il sorriso giocoso del Bambino investe l’intera composizione. LA COMPOSIZIONE E' COSTITUITA SECONDO UNO SCHEMA DI TRIANGOLI INTRECCIATI
Ai piedi della santa giacciono i suoi attributi, il libro simbolo di Sapienza e la ruota del martirio. Al centro anche San Giovannino è raffigurato con i suoi attributi, la pelle di cammello e la croce.

Ai margini del gruppo sacro si trova il drago alato, simbolo del Male, che minaccia l’agnello.

Santa Caterina è voltata verso il Bambino che, sorridente, sta per infilarle l’anello al dito.

LA BIOGRAFIA Le tappe della biografia - Nasce a Firenze nel 1486. - Allievo di Piero di Cosimo, inizia l’attività pittorica come frescante nel chiostro della Santissima Annunziata a Firenze. - Divenuto celebre, è chiamato a Venezia, a Roma e in Francia presso Francesco I. - Muore di peste a Firenze, a quarantaquattro anni, nel 1530.

IL PONTORMO Jacopo Carucci detto il Pontormo, dal nome del borgo natale, incarna più di ogni altro artista lo spirito del primo Manierismo fiorentino.

LE OPERE Il Pontormo più di ogni altro è in grado di sintetizzare nelle sue opere lo spirito manierista fiorentino

LA DEPOSIZIONE
QUANDO - 1526-1528 DOVE - Chiesa di Santa Felicita a Firenze COMMITTENTE - ludovico Capponi, TECNICA - temepra a uovo su tavola DIMENSIONI - 313x192 DESCRIZIONE GENERALE - La scena ha un’ambientazione innaturale, priva di paesaggi e architetture. I personaggi si dispongono secondo una tragica composizione teatrale. Ogni corpo è esageratamente esile e snodato. Le tinte sono chiarissime e le ombre appaiono per lo più inesistenti.

l'ambientazione risulta irrealistica e indefinita

gli abiti sono talmente aderenti alla pelle da mostrare perfettamente l'anatomia dei corpi

gli sgurdi dei personaggi sono stupiti e guardano l'esterno

i corpi sono oltremodo snodati

BIOGRAFIA Jacopo Carucci detto il Pontormo, dal nome del borgo natale, incarna più di ogni altro artista lo spirito del primo Manierismo fiorentino. Uomo scontroso e volubile, nasce a Pontorme d'Empoli nel 1494 e trascorre la sua intera vita a Firenze, a eccezione di un viaggio a Roma

ROSSO FIORENTINO Giovanni Battista di Jacopo, detto Rosso Fiorentino, è interprete con Pontormo della fase sperimentale e anticlassica del Manierismo.

LE OPERE Disegnatore espertissimo e pittore audace, diviene figura centrale della cosiddetta Scuola di Fontainebleau, un insieme di artisti italiani riuniti a Fontainebleau con l’incarico di decorare la reggia del sovrano di Francia Francesco I.

LA PIETA'
QUANDO - 1537-1540 DOVE - Louvre, Parigi COMMITTENTE - Anne de Montmorency, connestabile di Francesco I di Francia TECNICA - olio su tavola trasferita su tela DIMENSIONI - 270x201 cm DESCRIZIONE GENERALE - Nei rossi e nei verdi, Rosso sperimenta accostamenti cromatici inediti che stridono quasi a materializzare un ultimo grido vitale prima della deposizione. Nella tela la luce colpisce con crudezza i corpi e fa risaltare impietosamente il corpo di Cristo.

il gruppo si trova sulla soglia del sepolcro, il cui fondo nero blocca la profondità spaziale

il corpo è sollevato da San Giovanni, inginocchiato in un complesso moto contrapposto: piegato sulle ginocchia, fa forza sul piede sinistro puntellato a terra, il bacino volge a sinistra e il busto a destra, la testa ruota da destra a sinistra.

la vergine allarga le braccia in segno di disperazione e per abbracciare il Cristo

la Maddalena, in basso a destra, tiene le gambe sollevate a Gesù

lo spazio è completamente saturato dalle figure, il Cristo percorre la profondità del quadro con il suo corpo e i corpi sono costruiti grazie a linee spezzate

LA BIOGRAFIA Giovanni Battista di Jacopo, detto Rosso Fiorentino, è interprete con Pontormo della fase sperimentale e anticlassica del Manierismo. nasce nel 1495, studia nella bottega di Andrea del Sarto e si trasferisce a Roma e in Francia dove muore suicida nel 1560

IL MANIERISMO

LE CARATTERISTICHE DELL'OPERA viene meno tratto rinascimentale di - ordine - equilibrio - razionalità

la grazia, l’eleganza, la dolcezza e la facilità dell’esecuzione derivante dal lungo esercizio del disegno, che consente di riprodurre a memoria qualunque soggetto senza rivelare la fatica del lavoro;
la licenza dalla regola, cioè la possibilità di allontanarsi dalle regole precostituite (come le proporzioni o la prospettiva) e di inventarne di nuove, basandosi sul giudizio personale (o «occhio»)
l’inusuale e anche la bizzarria, l’eccentrico, il capriccio.

Con il termine Manierismo si indicano oggi alcune tendenze dell’arte cinquecentesca successive al 1520 (anno della morte di Raffaello), diffusesi in Italia soprattutto dopo il Sacco di Roma del 1527.

ARCHITETTURA
COME? I manieristi tendono a portare alle estreme conseguenze la lezione di Bramante, Raffaello e Michelangelo. L'architettura manierista si segnala per la forte spinta sperimentale, volta a sollecitare lo spettatore con effetti scenografici e spettacolari.
COSA? Oggetto di questa sperimentazione sono le tipologie del palazzo privato urbano, della villa fuori porta, di giardini e parchi, rinnovate da un approfondito studio dell’Antico e rielaborate con originalità e fantasia in soluzioni che spesso coinvolgono l’intero tessuto urbano.
CHI? gli architetti maniersti sono generalmente allievi o collaboratori dei grandi maestri del Rinascimento.

BARTOLOMEO AMMANATI

L'ARCHITETTURA lavora come architetto e scultore di fiducia del granduca Cosimo I de’ Medici, subendo una trasformazione profonda come uomo e come artista negli anni della Controriforma. E' uno tra i più rilevanti architetti manieristi

PALAZZO PITTI

QUANDO - iniziata nel 1446 - 1587 DOVE - Firenze. COMMITTENTE - Luca Pitti ed Eleonora di Toledo, moglie di Luca DIMENSIONI - h 36 m, l 250 m DESCRIZIONE GENERALE - Palazzo Pitti, con i suoi 250 metri di lunghezza, è il più grandioso fra i palazzi fiorentini. I numerosi musei che ospita e il giardino di Boboli ne fanno uno dei monumenti più importanti della città

al pianterreno, semicolonne doriche fasciate da bugne rustiche ad anello

al primo piano, semicolonne ioniche con bugne parallelepipede

al secondo, semicolonne corinzie con bugne ad anello alternate a vuoti

L’intervento più significativo è rappresentato dal cortile a U aperto verso il giardino.

All’esterno i due ingressi laterali di facciata vengono chiusi con due enormi finestre «inginocchiate», cioè poste su mensole come se imitassero una genuflessione.

Sulla trabeazione del grandioso porticato del pianterreno si impostano i balconi del primo piano, un tempo aperto in un loggiato e poi chiuso da finestroni.

LA BIOGRAFIA Nasce a Settignano, presso Firenze, nel 1511 Lavora a Venezia con il Sansovino, a Lucca e a Firenze Dal 1550 è attivo a Roma assieme a Vasari A Firenze dirige i lavori per il vestibolo michelangiolesco della Biblioteca Laurenziana Muore a Firenze nel 1592

GIULIO ROMANO

L'ARCHITETTURA Pittore, decoratore e architetto, Giulio Romano supera progressivamente le premesse del classicismo a favore dell’invenzione e della licenza dalla regola di segno manierista, con esiti sorprendenti nella creazione di Palazzo Te.

PALAZZO TE

LA SALA DEI GIGANTI NEL PALAZZO TE

QUANDO - iniziata nel 1524-1534 DOVE - Mantova COMMITTENTE - Federico II Gonzaga DESCRIZIONE GENERALE - Nella Sala dei Giganti, Giulio Romano impiega tutte le risorse offerte dall’illusionismo pittorico per suscitare paura e sorpresa nello spettatore.

La pittura avvolge l’intera stanza, aperture comprese, dando il senso di un’immersione totale nel racconto delle immagini.

Vi si raffigura il momento in cui, dopo aver dato assalto all’Olimpo, i Giganti, colpiti dai fulmini di Giove, precipitano rovinosamente verso il basso, sprofondando infine nelle viscere dell’Etna.

QUANDO - iniziata nel 1524-1534 DOVE - Mantova COMMITTENTE - Federico II Gonzaga DESCRIZIONE GENERALE - L'architettura viene realizzata nell'isola di Tejeto dove il marchese teneva i suoi cavalli. Rappresenta un luogo di delizia e di svago

Palazzo te si ispira alla domus romana

Il palazzo, di forma quadrata, si articola attorno a un cortile interno, il Cortile d’onore, e a Est si apre in un giardino delimitato dalle stalle e concluso da un esedra

La facciata Est, che dà sul giardino, è la più ariosa e monumentale: all’estremità c’è la Sala dei Giganti.

La Loggia di Davide ne è la porzione centrale, affacciata sulle peschiere .

Il palazzo si compone di un solo piano sovrastato da un mezzanino, su cui si aprono finestre quadrangolari.

La lesene giganti, che includono il pianterreno e il mezzanino, servono a dare l’idea di un piano unico.

Le facciate Nord e Ovest sono divise in campate da lesene giganti e delimitate agli angoli da lesene accoppiate

Rompono il ritmo gli ingressi a tre arcate e ad arcata singola e le campate strette a finestre cieche e nicchie

Le facciate, decorate a bugnato liscio, si innalzano su un alto basamento e terminano in alto con una trabeazione dorica.

LA BIOGRAFIA Nasce a Roma intorno al 1499 Allievo di Raffaello, collabora alla decorazione delle Stanze Vaticane e porta avanti i progetti del maestro dopo la sua scomparsa Nel 1524 è chiamato a Mantova dai Gonzaga ottenendo un ruolo di prestigio a corte Muore a Mantova nel 1546

GIORGIO VASARI

L'ARCHITETTURA Pittore e architetto, fondatore dell’Accademia del Disegno e animatore della politica culturale di Cosimo I, Vasari deve la sua fama alle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architectori, primo e compiuto modello di trattatistica d’arte. e' l'architetto manierista più emblematico

GLI UFFIZI

QUANDO - iniziata nel 1560 DOVE - Firenze COMMITTENTE - Cosimo de Medici DESCRIZIONE GENERALE - Il palazzo era la sede degli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato, nonché degli archivi di Stato, e luogo di conservazione delle collezioni d’arte medicee.

Vasari crea una struttura a U, che unisce due corpi di fabbrica paralleli a uno più piccolo e che racchiude una stretta piazza

L’architettura è pensata come una successione di campate, inquadrate da paraste e a triplice apertura trabeata nel piano terra, e a finestre nei due piani superiori.

Per chi guarda dall’altra parte dell’Arno, è l’unica apertura nel tessuto urbano: attraverso lo spazio a cannocchiale, lo sguardo è spinto fino a Palazzo Vecchio.

Nel 1565 due passaggi coperti congiungono gli Uffizi con Palazzo Vecchio e, attraverso il Corridoio vasariano, con Palazzo Pitti, per assicurare ai Medici un’utile e nascosta via di fuga.

LA BIOGRAFIA Nasce ad Arezzo nel 1511 Lavora inizialmente come pittore a Firenze e a Roma Rientrato a Firenze pubblica nel 1550 la prima edizione delle Vite Per vent’anni è sovrintendente alle arti per Cosimo I de’ Medici Muore a Firenze nel 1574

ANDREA PALLADIO

L'ARCHITETTURA Andrea di Pietro della Gondola, dal soprannome classicheggiante Palladio, è il maggiore architetto del Cinquecento veneto. Stimolato dagli umanisti veneti, studia i monumenti classici, scrive trattati e crea uno stile architettonico fatto di forme pure.

TEATRO OLIMPICO

QUANDO - iniziata nel 1580 DOVE - Vicenza COMMITTENTE - Accademia olimpica di Vicenza DESCRIZIONE GENERALE - Capolavoro e ultima opera di Andrea Palladio, il Teatro Olimpico è il teatro coperto più antico del mondo ed è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Il progetto si ispirava al modello di teatro "all'antica", sulla scia della riscoperta rinascimentale degli studi di Vitruvio, e nel contempo fungeva da luogo autocelebrativo per l'aristocrazia vicentina,

Palladio dispone una monumentale scenafronte fiancheggiata da due ali o versure e una cavea semiellittica di tredici gradoni, conclusa alla sommità da un'esedra a colonne

Nei tabernacoli e sui plinti della struttura architettonica sono collocate le statue degli Accademici committenti del Teatro, abbigliati all'antica.

Al di là delle tre aperture della scenafronte si staccano le prospettive lignee raffiguranti le vie di Tebe, realizzate da Vincenzo Scamozzi per lo spettacolo inaugurale dell'Edipo e divenute fisse e immutabili nel tempo.

Al Teatro si giunge attraverso l'Odeo e antiodeo, due ampie sale realizzate da Vincenzo Scamozzi e decorate rispettivamente da affreschi di Francesco Maffei

Il Teatro Olimpico è rimasto praticamente intatto a partire dalla sua costruzione nonostante la delicatezza e la fragilità della struttura, prevalentemente realizzata in materiali poveri quali legno, stucco e gesso.

Nell'ordine più alto una serie di splendidi bassorilievi raffiguranti Storie di Ercole, di Ruggero Bascapè

VILLA LA ROTONDA

QUANDO - iniziata nel 1556-1557 DOVE - collinetta fuori Vicenza COMMITTENTE - Paolo Almerico DESCRIZIONE GENERALE - fa parte del gruppo di ville palladiane. La villa è pensata non solo come luogo di abitazione ma anche come luogo di intrattenimento

LE VILLE PALADIANE, caratterizzate da la committenza da parte delle ricche famiglie patrizie venete, -il forte rapporto con il territorio circostante, -la doppia funzione di luogo di svago e di unità produttiva con i suoi fabbricati a uso agricolo, -la pianta regolare, quadrata o rettangolare, con uno o più loggiati, -il salone centrale quale ambiente principale dell’edificio, attorno a cui si dispongono simmetricamente tutti gli altri ambienti

la villa è a pianta quadrata co una ripatrizione simmetrica degli ambienti attorno a un salone centrale

è rialzato su un podio perchè pensato per essere un tempio romano

doveva originariamente essere coperto da una cupola

In ognuna delle quattro facciate si apre un accesso preceduto da un pronao classico esastilo a cui si accede tramite una scalinata.

I loggiati consentono di godere della natura circostante ovunque si volga lo sguardo.

La villa si presenta come un compatto blocco cubico.

LA BASILICA DI VICENZA O BASILICA PALLADIANA

QUANDO - iniziata nel 1549 DOVE - Vicenza COMMITTENTE - prima delle ville di commissione pubblica DESCRIZIONE GENERALE - Con un sistema ingegnoso e fortemente decorativo, Palladio riesce ad aggiornare l’aspetto ancora medievale della piazza dei Signori. Il suo nome è indissolubilmente legato a Palladio, che riprogettò il Palazzo della Ragione aggiungendo alla preesistente costruzione gotica le celebri logge in marmo bianco a serliane

il progetto dimostra una precisa volontà ordinatrice

Per rispettare la posizione dei varchi preesistenti, Palladio cambia di volta in volta la distanza tra i pilastri e le coppie di colonne delle serliane.

la posizione fissa delle semicolonne e l’ampiezza costante degli archi suggerisce una scansione regolare che è solo apparente.

un doppio ordine di pilastri con semicolonne addossate include un sistema di serliane doppie

LA BIOGRAFIA Nasce a Padova nel 1508 e lavora inizialmente a Vicenza come manovale. Grazie al letterato Gian Giorgio Trissino, riceve un’educazione umanistica. Nel 1541 compie il suo primo viaggio a Roma. Scrive i Quattro Libri dell’Architettura, pubblicato a Venezia nel 1570. Si trasferisce a Venezia, dove assume la carica di architetto ufficiale della Serenissima. Muore forse a Vicenza nel 1580.

SCULTURA
LE CARATTERISTICHE DELLA SCULTURA -La rappresentazione della figura umana tende verso una marcata stilizzazione e prevede spesso pose contorte e innaturali. -Alcuni artisti allungarono le membra delle figure in modo elegante, altri le deformarono con esiti grotteschi. -Nonostante ogni artista cercasse di far risaltare i caratteri individuali e riconoscibili del proprio stile, l’artificiosità e la complessità sono tratti che accomunano le opere di quest’epoca rendendole del tutto diverse dall’arte limpida del tardo Rinascimento

BENVENUTO CELLINI

GIANBOLOGNA

LE OPERE Gianbologna è l'artista conclusivo del manierismo. la grande lezione che lasciò nella città di Firenze fece sì che la sua maniera fosse seguita ben oltre la sua morte, rendendo vana qualsiasi concessione troppo originale a influenze esterne, come i fasti della stagione barocca romana

IL RATTO DELLE SABINE

QUANDO - 1574-1580 DOVE - Loggia dei Lanzi, Firenze COMMITTENTE - Cosimo I de Medici TECNICA - scultura DIMENSIONI - 410 cm DESCRIZIONE GENERALE - L’opera, concepita dallo scultore come prova dimostrativa della propria abilità tecnica, fu subito ammiratissima, tanto che venne replicata in un elevato numero di piccoli bronzetti.

Il gruppo, formato da tre corpi sovrapposti e intrecciati, può essere guardato da più punti di vista, girandogli attorno, e ciascuna veduta ha una sua caratterizzazione.

il vecchio sabino è a terra sconfitto dal trionfante romano

il giovane romano si configura come strumento di unione fra il vecchio e la sabina

la sabina si divincola inarcando il corpo

I modelli di riferimento sono Michelangelo e la statuaria antica, come il gruppo ellenistico del Toro Farnese.

LA BIOGRAFIA lavora prevalentemente a Firenze per la corte granducale di Cosimo I, anticipando gli sviluppi della scultura barocca. Nasce a Douai (oggi in Francia, ma alloranei Paesi Bassi) nel 1529. Compie il suo apprendistato in patria e nel 1550 si reca a Roma per un viaggio di studio. Sulla via del ritorno decide di fermarsi stabilmente a Firenze. È attivo alla corte dei Medici dal 1557. Muore a Firenze nel 1608.

LE OPERE Il fiorentino Benvenuto Cellini è stato uno scultore e un orafo manierista di straordinaria abilità e dalla personalità eccentrica. Artista dal temperamento stravagante e dall’esistenza tumultuosa e violenta, Cellini porta avanti una ricerca artistica che si confronta con il grande modello di Michelangelo.

LA SALIERA PER FRANCESCO I

QUANDO - 1543 DOVE - Kunsthistorisches Museum Vienna. COMMITTENTE - Francesco I di Francia TECNICA - scultura: oro, ebano e smalto DIMENSIONI - h 26 cm DESCRIZIONE GENERALE - Benché di piccole dimensioni, Cellini mostra una cura nell’esecuzione che è pari a quella riservata alle opere monumentali. Bisogna infatti ricordare che Cellini fu orafo

CARATTERISTICHE FONDAMENTALI attenzione all’anatomia e alle proporzioni equilibrio compositivo grazia nelle pose molteplicità di tecniche orafe

la figura femminile di Gea rappresenta la terra

La figura maschile di nattuno rappresenta il mare, impugna il tridente ed è sostenuto da 4 cavalli marini

Sul piedistallo vi sono le personificazioni dei venti e delle parti del giorno (aurora, giorno, crepuscolo e notte) ispirate alle sculture della Sagrestia Nuova di Michelangelo.

Il contenitore del pepe è un arco trionfale con una figura femminile divina

PERSEO

QUANDO - 1545 - 1554 DOVE - Loggia dei Lanzi, Firenze COMMITTENTE - Cosimo I de Medici TECNICA - scultura DIMENSIONI - 519 cm DESCRIZIONE GENERALE - Si tratta di un grande bronzo, fuso a cera persa, che si eleva su un basamento in marmo, decorato a imitazione di un’ara antica con motivi fantastici e vegetali.

CARATTERISTICHE FONDAMENTALI si segnala per: il virtuosismo tecnico la precisione dell’anatomia la finezza dei particolari decorativi la potenza espressiva

La testa di Medusa, grondante sangue in rivoli ondulati, è tenuta alta da Perseo, il cui volto ritrae Cencio, un garzone di bottega di Cellini.

La muscolatura è visibile ed accentuata

Perseo ha un atteggiamento calmo ismbolo della pacatezza tipica di un dio

La posizione dell'eroe è stuidtaa in modo da mostrare diversi punti di vista

LA BIOGRAFIA Nasce a Firenze il 3 novembre del 1500. Si forma come orafo e lavora a Firenze e a Roma. Dal 1540 al 1545 è alla corte del re di Francia Francesco I. Rientrato a Firenze entra al servizio del granduca Cosimo I. Muore a Firenze nel 1571.

PITTURA