LA CONDIZIONE GIOVANILE NEI TERRITORI DEL MARGINE. UN FOCUS SUL CAPITALE TERRITORIALE DELLE AREE INTERNE A PARTIRE DALLA PERCEZIONE DEI GIOVANI

1. Introduzione

Prima parte (par. 2)

Servendosi della base dati dell’indagine campionaria Swg, è presentata un’analisi di scenario, finalizzata a mettere in luce i tratti caratterizzanti la condizione giovanile nei territori del
margine:

- la realizzazione delle tappe di transizione alla maturità (fine degli studi, entrata nel mondo del lavoro, indipendenza abitativa e famiglia)

- stili di vita e della partecipazione (associazionismo e pratiche quotidiane)

- progettualità dei giovani rispetto al loro futuro in riferimento alla propensione a pianificare e all’orientamento a restare o a spostarsi dall’area interna.

Seconda parte (par.3)

Approfondimento sul milieu/capitale territoriale delle aree interne, a partire dalla percezione dei giovani. Anche in questo caso sono usate come coordinate di lettura alcuni dei quesiti somministrati ai «giovani orientati a restare» che rappresentano:

65,8% del campione Swg.
49,3% sono i restanti convinti,
16,5% sono «restanti costretti»,

L’idea di fondo è quella di leggere i dati rilevati utilizzando come chiave di lettura e filtro interpretativo i concetti di milieu/capitale territoriale.

Punti di indagine:

1) la percezione che i giovani hanno del contesto territoriale in cui vivono e delle sue risorse (dotazione di milieu)

2) la loro capacità di attualizzare e patrimonializzare le risorse di cui il territorio dispone (organizzazione del milieu)

2. la condizione giovanile nelle aree interne

Mappa concettuale "Giovani Dentro" (2020-2021)

Nonostante il range d’età della ricerca sia esteso fino ai 39 anni e, dunque, includa anni di piena maturità nel corso
di vita dei giovani, il primo elemento emergente riguarda le ridotte percentuali di giovani che hanno realizzato le tappe formative, professionali e familiari compatibili con l’età.

➨ difficoltà delle giovani generazioni a diventare adulti autonomi:
47,5% indipendenza abitativa
36,6% formazione di un nucleo familiare
23,2% genitorialità

Su queste dimensioni, oltre alle storiche differenze Nord/Sud, si osservano differenze significative tra il Nord-ovest e il Nord-est con punteggi sensibilmente più alti nella prima macro-area e, in generale, si evidenziano difficoltà di transizione importanti nella condizione dei giovani delle aree interne del Nord-est rispetto ai coetanei delle aree interne di altre
macro-aree geografiche.

Tappe di vita raggiunte

La sfera della partecipazione alla vita della comunità e dell’attivismo politico-sociale,anche sovralocale, presenta per i giovani delle aree interne un quadro a tinte deboli se si cerca l’adesione a forme di aggregazione strutturate quali associazioni o gruppi formalmente costituiti: solo la metà del campione ha fatto o fa parte di un’associazione di qualsiasi tipo. Un ingrandimento sulla parte dei giovani impegnati mostra maggiore propensione per attività umanitarie, sociali e artistico-culturali, cui seguono quelle di tutela ambientale e, a maggiore distanza, quelle politiche.

associazionismo organizzato tra i giovani nelle aree italiane:
59,8% Centro Italia
58,9% Nord-ovest
39,9% Nord-est

Partecipazione ad associazioni

la forma di «partecipazione latente» pare un potenziale connesso alla ricca letteratura sulle comunità rurali marginalizzate descritte o percepite come luoghi di fitte reti sociali e legami forti (tra i tanti Crockett, Shanahan, Jackson-Newsom 2000) che possono tradursi in mutualismo. Considerate nella prospettiva place attached, tali relazioni strette e locali con le persone alimentano un senso di comunità che arriva a tradursi anche in attaccamento socio-ambientale al luogo che aiuta a comprendere questa disposizione a dare supporto al proprio paese quando serve (Pretty, Chipuer, Bramston 2003; Eacott - Sonn 2006). Dall’altro lato, la letteratura più recente sulle forme di partecipazione dei giovani evidenzia in generale l’allontanamento dai contesti più istituzionalizzati – non solo come distanza dalla militanza politica ma anche da forme associative o di impegno volontario strutturato e
assiduo – e il riorientamento degli interessi verso pratiche collaborative informali, single issues, adesione a reti informali e flessibili (Cuzzocrea -Collins 2015) o mobilitazione solidale sull’emergenza (Del Pizzo, Leone, Morelli 2021).
Uno sguardo più ampio sulle pratiche quotidiane e sugli stili di vita dei giovani che abitano questi luoghi mostra un impiego del tempo libero per la maggioranza dei rispondenti trascorso in ore di socialità nel punto di ritrovo con gli amici o in coppia (58,4%), non sono maggioritarie ma diffuse le
pratiche sportive con una certa assiduità (47,5%), meno frequenti le attività espressive e artistiche (30,3%) e il tempo dedicato ai videogiochi (29,1%). nello scenario della condizione giovanile nelle aree interne una terza
sfera di interesse primario riguarda la progettualità dei giovani rispetto al loro futuro. Nel solco delle tendenze rilevate negli ultimi decenni per le giovani generazioni che vivono negli altri contesti geografici, anche per i rispondenti delle aree interne gli obiettivi e le traiettorie da seguire hanno perso qualsiasi tratto di certezza – più che mai considerando la condizione pandemica in atto al momento della rilevazione.

Progettualità futura

- come affrontare e organizzare lo sviluppo di un progetto

33,1% propensione a programmare i percorsi da compiere ma con la piena consapevolezza del carattere di instabilità che li caratterizza e, dunque, della probabilità di doverli rimodulare per imprevisti
24,7% necessità di adottare strategie di ridefinizione continua
12% necessità di individuare obiettivi importanti e della possibilità di raggiungerli se perseguiti con determinazione
14,3% tattica a piccoli passi
10,9% inutilità nel fare progetti e porsi obiettivi

- le ragioni del restare o del partire dall’area interna

49,4% intenzione volontaria di restare anche in futuro nell’area interna in cui si vive
16,6% restanti sebbene non sia una scelta desiderata

➨ tendenza alla stanzialità nelle aree interne che riguarda due terzi del campione (66%).

Orientamento a restare/partire

Nel paragrafo che segue si presenterà un focus dedicato esclusivamente ai giovani restanti finalizzato ad analizzare gli elementi che l’indagine ha permesso di rilevare riguardo alla percezione che essi hanno del capitale territoriale offerto dai luoghi in cui vivono e dove immaginano di rimanere
in futuro.

3. Un focus sul capitale territoriale delle aree interne a partire dalla percezione dei giovani

Il quadro concettuale di riferimento: dal milieu al capitale territoriale

milieu: l’insieme di risorse fisiche e socioculturali che caratterizza stabilmente un determinato territorio. patrimonio comune della collettività locale, il fondamento della sua identità e, al tempo stesso, la dotazione potenziale di risorse endogene da investire nei processi di sviluppo.

La percezione del capitale territoriale da parte dei giovani orientati a restare

◆ Qual è l’immagine interna che i giovani «restanti» hanno delle risorse di milieu delle aree interne?
◆ Fino a che punto sono in grado di autoorganizzarsi, per valorizzare le risorse di milieu?

Motivi per restare nelle aree interne

59,3% minor costo della vita
55,5% presenza di opportunità formative e occupazionali
46,2% possibilità di realizzare una propria idea imprenditoriale

Differenze non trascurabili emergono quando si guarda alla diversa disposizione d’animo rispetto alla prospettiva di restare nelle aree interne. I «restanti convinti» fanno registrare, infatti, percentuali maggiori per ciascuna delle opzioni di scelta considerate rispetto ai «restanti costretti».

87% percezione di una migliore qualità della vita

Sembra, in sostanza, che i giovani attribuiscano un grande valore agli asset ambientali e paesaggistici presenti nel loro territorio, riconosciuti come fonte di benessere psico-fisico.

64% restanti convinti che considera la natura «un ambiente incontaminato dove ritemprarsi e ritrovare il proprio equilibrio interiore»

Percezione della natura dei «restanti convinti» che pensano di realizzare un’idea imprenditoriale

51,5% dei restanti convinti che pensano di restare nella loro area interna perché guidati dalla volontà di realizzare un’idea imprenditoriale (256 casi)
16,9% (19,3% nel caso dei rispondenti maschi) natura come una potenziale risorsa da utilizzare per avviare un’attività economica e contribuire allo sviluppo del territorio
24% motivazione principale per lavorare in agricoltura la continuazione di
un’attività di famiglia
58,4% disimpegno associativo
45,3% non conoscenza progetti europei
8% conoscenza dei progetti europei e successiva candidatura

Gestione del tempo libero per i «restanti convinti»

Restanti convinti

62,6% socialità aperte e relazionali, quali trascorrere il tempo libero con gli amici nei luoghi di ritrovo
54,1% svolgere attività all’aperto come pratiche sportive o a contatto con la natura

Si sfrutta il valore che il territorio ha da offrire in termini di risorse naturali e legami umani.

Restanti costretti

34,1% attività quotidiane individuali di intrattenimento, come ad esempio giocare ai videogiochi
36,5% lavori di tipo artistico o espressivo

Progettualità futura dei «restanti convinti»

Restanti convinti
visione ottimista del proprio futuro

40,2% pensa che «il futuro riservi spesso


imprevisti che ti impediscono di realizzare quanto programmato ma [che

sia] importante comunque fare progetti».

8% ritiene che sia inutile porsi degli obiettivi o


fare progetti

Restanti costretti

18,7% tasso di rinuncia alla progettualità
9% progettualità ponderata

4. conclusioni

Per quanto riguarda la percezione che i giovani restanti hanno del milieu, tra i principali fattori attrattivi che spingono alla «restanza» la componente ambientale/paesaggistica sembra assumere una particolare rilevanza.

La ricchezza del patrimonio ambientale è uno dei parametri di identificazione delle aree interne adottati dalla Snai

La disponibilità di risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali rappresenta una componente oggettiva del capitale territoriale delle aree interne italiane, a cui viene attribuito valore in termini di migliore qualità della vita.

Per McGranahan (1999)la presenza di paesaggi di qualità, di condizioni climatiche più favorevoli, di risorse naturali e ambientali rappresentano importanti fattori attrattivi dei
territori rurali.

McLaughlin, Shoff, Demi (2014) indicano tra i fattori giudicati più importanti dai giovani per restare nelle aree interne rurali lo svolgimento di attività ricreative all’aperto e la presenza di un ambiente più salubre.

Per Crockett, Shanahan, Jackson-Newsom (2000) Pretty, Chipuer, Bramston (2003) i dati ribadiscono l’importanza attribuita a fattori emotivi ed immateriali, quali il radicamento territoriale o il place attachment che tende generalmente ad essere più forte in luoghi rurali e remoti

Giocano un ruolo centrale nella scelta di restare anche i legami familiari e amicali, la forte identificazione con la comunità locale e la percezione di quest’ultima come più solidale rispetto all’individualismo delle realtà urbane.

Per Glendinning, Hendry, Nuttall, Kloep, Woods (2003) Rudkin, Elder Jr, Conger (1994) si tratta di fattori che contribuiscono al benessere psico-fisico dei giovani e rafforzano la volontà di progettare la propria vita nelle aree interne.

Per Farrugia, Smyth, Harrison (2015) le attività di socializzazione contribuiscono ad aumentare il senso di appartenenza dei giovani verso il territorio, disincentivando la prospettiva di migrare verso le aree urbane