von martina maenza Vor 4 Jahren
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Con l'aiuto di docenti esperti delle singole disabilità, operatori esterni come tecnici e consulenti informatici, associazioni territoriali, operatori sanitari si può creare un progetto che coinvolge ogni classe della scuola, a prescindere dalla presenza effettiva di alunni in situazione di disabilità. Ogni classe deve creare un percorso multimediale (video, interviste, ricerche scientifiche) su un preciso deficit, in modo tale che l'insieme dei lavori delle classi possa costituire un pacchetto didattico che rimarrà nell'archivio della scuola e potrà essere diffuso anche tra le scuole della rete.
Lo scopo del progetto è quello di conoscere attraverso il fare e di sensibilizzare la comunità su tali tematiche.
Per conoscere la persona considerata "diversa", bisogna conoscere i suoi ausili materiali e i suoi supporti.
Con la presentazione di un fisioterapista o di un tecnico della riabilitazione, ad esempio, si potrebbero far conoscere gli oggetti e gli strumenti materiali di cui necessita un ragazzo affetto da tetraparesi spastica. Gli alunni provano e sperimentano in prima persona gli oggetti, ad esempio la sedia a rotelle, prendendo consapevolezza dell'aiuto che fornisce ma anche delle difficoltà che si incontrano nell'utilizzo.
L'oggetto, in questo caso la sedia a rotelle, diventa uno strumento condiviso di mediazione, di gioco e di analisi collettiva, smettendo di essere strumento di stigmatizzazione e di etichettamento da parte dei compagni e di rifiuto da parte dell'alunno in situazione di disabilità.
Attraverso progetti scolastici organizzati in collaborazione con associazioni o cooperative territoriali, si invitano a scuola persone in situazione di diverse disabilità. Gli alunni intervistano il soggetto facendo domande sulle sue abitudini quotidiane, sulle sue autonomie personali, sui supporti di cui necessita e così via.
La riflessione progressivamente si dovrà spostare dal deficit psico-fisico all'handicap inteso come condizione causata dalle barriere sociali, ambientali e comportamentali e di cui ognuno di noi è responsabile.
Lo scopo di un progetto simile è la costruzione della cultura dell'inclusione e lo smantellamento graduale degli ostacoli che causano l'handicap attraverso la conoscenza e l'incontro diretto con colui che viene considerato "diverso".
Sarebbe una buona idea affrontare la disabilità anche attraverso gli argomenti delle materie studiate a scuola, come scienze, letteratura o antologia, biologia, cittadinanza e costituzione.
Si può corredare l'attività di studio con la visione di film tematici, con la lettura di libri, con la ricerca di video di persone famose in situazione di disabilità, con interviste a specialisti (medici, psichiatri, operatori sanitari, pedagogisti) invitati in classe.
Si può avviare un'attività di riflessione e successiva ricerca, utilizzando materiali cartacei o una sitografia proposti dal docente.
Organizzando la classe in gruppi si potrebbe partire la parte riflessiva da domande come:
-Quali tipi di disabilità conosci?
-Quali sono le condizioni specifiche delle disabilità che conosci?
-Come pensi che viva la sua routine quotidiana una persona nella situazione della disabilità che conosci?
-Quali sono gli atteggiamenti appropriati e non offensivi nei confronti delle persone in situazione di disabilità?
-Quali sono i metodi di comunicazione sensibile con le persone in situazione di disabilità?
Il docente poi assegna ad ogni gruppo una ricerca su una disabilità o sindrome specifica.
Alla fine della ricerca i membri del gruppo si mescolano in modo tale che in ogni nuovo gruppo ci sia un alunno di ognuno dei gruppi iniziali. In tal modo gli apprendimenti derivanti dalle attività di ricerca possono essere condivise con tutti gli studenti della classe.
Se una classe si appresta ad accogliere un nuovo compagno con qualunque tipologia di bisogno educativo speciale, si può chiedere alla famiglia di aiutare quest'ultimo a fare un video di auto-presentazione da far vedere ai futuri compagni prima del suo arrivo.
Dopo la visione del video, un docente può condurre una riflessione collettiva per capire quali possano essere gli atteggiamenti corretti da adottare con il compagno che arriverà e quali invece possano essere quelle modalità di relazione che potrebbero infastidirlo.
Il docente deve far capire che non sempre il compagno avrà bisogno di aiuto, di perenne supporto psichico e fisico e che certi atteggiamenti compassionevoli potrebbero solo recargli danno e rifiuto.
Bisognerà creare un clima accogliente e caloroso per un ragazzo che ha gli stessi bisogni normali e speciali di ognuno dei suoi compagni.
Nei casi dei disturbi comportamentali o psichici, spesso i ragazzi potrebbero temere, escludere, non comprendere il proprio compagno che ne è affetto. In tali casi è necessario un percorso che preveda la mediazione di un esperto, per esempio un neuropsichiatra o uno psicologo che, coinvolgendo l'intera classe, porti all'elicitazione dei sentimenti, delle paure, del vissuto quotidiano in classe.
Il mediatore, attraverso la riflessione di gruppo, deve condurre gli alunni a comprendere quanto poco sappiano sul deficit del compagno, mettendosi poi a disposizione per tutte le domande e le curiosità dei ragazzi.
Ad alcuni alunni viene attaccata un'etichetta alla schiena che rimarrà a loro ignota (ad esempio sindrome di Down, situazione di sordità, situazione di cecità, neo-immigrato con difficoltà nella lingua italiana ecc...).
Gli altri compagni devono relazionarsi con gli "etichettati" secondo le caratteristiche che credono che siano tipiche di quelle determinate situazioni. A turno i ragazzi prenderanno consapevolezza di cosa significhi avere precisi deficit, di come ci si senta a vivere sulla propria pelle le etichette e di come ci si atteggia, anche inconsapevolmente, verso le persone considerate "diverse".
Il docente invita i ragazzi a raccontare il loro primo incontro con la diversità o il primo ricordo che li ha influenzati anche implicitamente. Spesso racconti, modi di pensare o modi di dire cui si è sottoposti sin dall'infanzia modellano stereotipi, categorizzazioni e pregiudizi. Parlarne in modo esplicito può aiutare i ragazzi a superare paure ed etichettamenti sociali prendendo consapevolezza dei propri modi di agire e di pensare.